Firenze, 9 settembre 2024 – “Via Palazzuolo, serve una cura collettiva oltre alle forze dell'ordine”
«Caro direttore,
fantasia e biodiversità sono le parole che Elena Granata, in una recente intervista al Corriere, ha indicato come chiavi di volta per disegnare una città ideale, che metta al centro la vivibilità dello spazio pubblico. E proprio in queste due parole possiamo trovare una risposta diversa da dare ai problemi che da anni affliggono la zona di via Palazzuolo-Borgo Ognissanti-Stazione. All'indomani della tragica aggressione che ha portato al coma uno storico residente di via Maso Finiguerra, le risposte dell'amministrazione sono state invece le solite, che fino ad oggi non hanno però portato a risolvere alcun problema. Se la presenza delle forze dell'ordine è certo una necessità della zona, non è con questi strumenti che si costruisce una città sicura. L'approccio che occorre adottare per risollevare quel quartiere passa, infatti, dalla risposta della socialità, intesa come presa in carico delle storie di marginalità che sono aumentate ovunque negli ultimi anni, e come valorizzazione delle potenzialità che quelle vie hanno.»
«E il potenziale di queste strade e grande: occorre solo saperlo vedere e abilitare, per renderla una zona attrattiva, vissuta e quindi più sicura. Sei anni fa, da assessora al commercio, oltre al blocco di nuovi minimarket, promossi anche un accordo con l'Accademia delle Belle Arti per stimolare i suoi allievi a valorizzare in chiave creativa Via Palazzuolo, facendone quasi un'estensione del Museo Novecento: un laboratorio dove il passato delle attività artigianali rimaste si integrasse con le nuove attività gestite da cittadini appartenenti ad altre culture, valorizzando anche gli spazi pubblici presenti o realtà dialoganti come gli Anelli Mancanti e la Street Levels Gallery, e riscoprendo la storia di luoghi come lo Space Electronic. Il risultato fu straordinario. Quella visione di via Palazzuolo può essere ripresa in un progetto di rigenerazione urbana che riguardi tutto quel quadrilatero, dove residenti vecchi e nuovi ancora resistono e si battono per viverci. Proprio in questi giorni, a Firenze, all'interno del Festival Copula Mundi (a Lumen), si sta svolgendo una tre giorni sulla rigenerazione urbana degli spazi pubblici dismessi, attraverso il coinvolgimento delle comunità locali. Giovani provenienti un po' da un tutta Italia - con competenze in tema di co-progettazione che raramente si trovano dentro nella pubblica amministrazione —, hanno raccontato pratiche innovative che sono riusciti a realizzare per far rinascere luoghi depressi. Proprio come è successo a Lumen, nel parco del Mensola, dove si respira un'aria che non è quella della cultura del «consumo» facile che ormai vige nello «spazio estivo», ma di un luogo pubblico che vedi trasformarsi per tutto l'anno con una cura collettiva a cui contribuisce anche chi partecipa alle attività.»
«Al loro sguardo e alle loro competenze, allora, affiderei la cura di via Palazzuolo e vie limitrofe. Lì c'è ancora in gioco il destino di beni pubblici importantissimi: dall'ex ospedale Borgo Ognissanti (alla cui vendita continuiamo ad opporci) agli spazi della Caserma di Santa Maria Novella (basta nuovi musei e foresterie), al Convento di San Paolino, di cui proprio in questi giorni si sta decidendo la destinazione. Magari facendo anche leva sull'esperienze della cooperative di comunità. Credo anch'io, come Granata, che «Firenze non morirà grazie alla resilienza di una comunità che ha un forte senso di appartenenza». Quella comunità, però, deve essere abilitata. E questo spetta alla politica, fornendo risposte nuove, che si poggiano su una visione a lungo termine e su quella creatività che a Firenze non può mancare.
*Capogruppo Firenze democratica.»
Dal sito ufficiale del Corriere Fiorentino - 9 settembre 2024
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